Ripassiamo le basi: Il Tempo di esposizione

Tempo di esposizione - 2 Cuori in Viaggio

Conoscere cos’è, a cosa serve e come impostare il tempo di esposizione è, insieme al diaframma ed agli ISO, una delle basi della fotografia.

Come abbiamo già avuto modo di scoprire, la fotografia non è altro che luce catturata dal sensore. Questa luce arriva al sensore attraverso il diaframma e lo colpisce per un determinato periodo di tempo, ovvero il tempo di esposizione del sensore alla luce. Idealmente il sensore è normalmente coperto da una tendina, quando si scatta questa tendina scorre verso il basso e una seconda tendina scende dall’alto per terminare l’esposizione.

Definizione di Tempo di Esposizione

Il tempo di esposizione viene definito anche con altri acronimi come tempo di scatto, velocità di scatto o in anglosassone shutter speed. Viene espresso in frazioni di secondi, secondi o minuti e segue degli stop standard predefiniti sia nell’aumentare che nel diminuire. Può essere impostato tramite una ghiera posta sul corpo della fotocamera.

Questa ghiera, oltre a selezionare gli stop dei tempi, di solito ha anche altre due posizioni: A e B. A sta per automatico e B sta per bulb. Selezionando automatico si demanda alla fotocamera la scelta del tempo di scatto più adatto per ottenere una foto esposta correttamente.

In modalità bulb invece, premendo il tasto di scatto e tenendolo premuto si apre l’otturatore, il quale verrà chiuso, finendo il tempo di esposizione, soltanto al rilascio. Questa funzione è molto utile per fotografie che richiedono più di 30 secondi di esposizione. Normalmente in queste occasioni si usa uno scatto remoto come un telecomando a filo o infrarossi.

Tempo di esposizione : Modalità automatica

Tornando alla modalità automatica ribadiamo il concetto che la fotocamera imposterà un tempo adatto ad ottenere un’esposizione corretta dell’immagine, in funzione della sensibilità ISO e del diaframma impostati.

Questo non significa che il tempo viene adattato allo scatto che si vuole ottenere. Può ad esempio capitare che il soggetto inquadrato risulti poi mosso perché, per tenere ad esempio una sensibilità bassa nel caso di utilizzo ISO automatici, l’algoritmo ha deciso di impostare tempi troppo lunghi per la scena inquadrata.

Potrebbe inoltre succedere che la foto riporti del micromosso perché magari, impostando i tempi automaticamente, la fotocamera non ha tenuto conto della regola del reciproco della focale.

Regola del reciproco della focale

Questa regola infatti consiglia di non impostare un tempo di scatto inferiore ai mm di focale. Ad esempio se stiamo scattando con un 90mm o uno zoom impostato a 90mm, i tempi non dovrebbero essere inferiori a 1/90″.

Per completezza bisogna ricordare che questa regola ha due altri fattori dei quali tener conto: l’utilizzo dello stabilizzatore e la dimensione del sensore. Il primo potrebbe consentire fino a 6 stop di compensazione, potendo quindi diminuire i tempi di 6 stop. Il secondo ad esempio nel caso di sensori aps-c obbliga a moltiplicare la lunghezza focale per un fattore di 1.5x accorciando di conseguenza i tempi di sicurezza.

L’importanza dei tempi di scatto

Detto questo puoi ben capire quanto sia importante poter decidere quale tempo di scatto utilizzare in base alle situazioni. A mano libera difficilmente si riesce a scattare con tempi inferiori a 1/50″ senza ottenere foto mosse.

In linea di massima per fotografare una persona che cammina bisognerà scattare a 1/125″, una persona che corre a 1/500″, un rapace in volo 1/2000″ e una macchina in corsa 1/8000″.

Se invece volete ottenere l’effetto mosso come ad esempio un panning o l’effetto seta dell’acqua del mare i tempi dovranno essere necessariamente più lunghi, come anche per ottenere una foto bilanciata di un panorama notturno.

Limiti legati al tempo di scatto

Essendo il tempo di scatto in forte relazione con il diaframma e la sensibilità ISO è possibile che non si possa fisicamente utilizzare il tempo necessario per ottenere l’effetto desiderato.

Ad esempio di giorno, nonostante il diaframma molto chiuso e gli ISO impostati al minimo, potrebbe essere impossibile impostare un tempo di 30″ per ottenere l’effetto seta di una cascata, se non producendo una foto molto sovraesposta.

Altro esempio è uno scatto con diaframma aperto a 1.4 per ottenere un ritratto in pieno sole, sarebbe impossibile per la maggior parte delle reflex perché il tempo di scatto da impostare dovrebbe essere superiore a 1/8000″ ovvero oltre il limite massimo delle maggior parte degli otturatori meccanici. In questi casi ci vengono in aiuto i filtri neutri, ovvero dei filtri graduati di varie intensità che filtreranno parte della luce che colpisce il sensore, allungando così i tempi di esposizione.

Ho nominato volutamente le reflex perché le mirrorless hanno, oltre all’otturatore meccanico, anche un otturatore elettronico. Questo ha limiti di velocità massima molto diversi da quello tradizionale, arrivando anche a 1/32000″. L’otturatore elettronico ha un grande lato negativo: non lo si può usare con il flash.

Tempi di scatto e flash

Parlando di flash, senza dilungarmi troppo, devi sapere che hanno un tempo massimo di sincronizzazione di 1/250″. Scattando con tempi di esposizione più veloci si ottengono foto con una banda orizzontale più scura, quindi inutilizzabili. C’è poi la modalità di sincro flash con tempi veloci, chiamata FP o HSS, che permette di scattare foto con il flash a tempi inferiori a 1/250″.

Il Rolling Shutter

Come ultimo appunto voglio parlarti del rolling shutter, fenomeno strettamente collegato all’otturatore elettronico tipico delle mirrorless. Le fotocamere mirrorless infatti dispongono di due otturatori, uno meccanico ed uno elettronico. Quello meccanico è fondamentale per scattare con il flash mentre quello elettronico per utilizzare tempi di scatto velocissimi. Proprio in queste occasioni però c’è il rischio di ottenere distorsioni nell’immagine.

Se ad esempio scattiamo una foto ad un’auto da corsa, anche con tempi molto rapidi, si potrà poi notare che le ruote non sono perfettamente circolari ma ovali. Questo perché, se l’otturatore meccanico ha un componente fisico che si muove rapidamente, l’otturatore elettronico spegne sequenzialmente i ricettori del sensore.

Detto in parole povere, quando l’ultimo ricettore si spegne è già passato un tempo sufficientemente lungo da permettere al soggetto inquadrato di spostarsi di posizione rispetto a quando si è spento il primo ricettore.

Ovviamente la tecnologia avanza e anche questo problema è stato quasi completamente risolto. I sensori elettronici globalshutter infatti spengono i ricettori random e non sequenzialmente e applicano un algoritmo per interpretare ed eliminare l’effetto indesiderato nell’immagine finale.

Ora che hai scoperto cos’è il tempo di esposizione non ti resta che sperimentare quindi cosa aspetti? Prendi in mano la fotocamera e scatta!

Se ancora queste cose non ti sono chiare puoi contattarmi per una consulenza di fotografia.

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